Per rivivere queste belle emozioni, oggi, basta davvero poco… avete capito dove viveva il nostro autore?
Dalla terrazza di casa mia si vedevano all’orizzonte le varche a vasciufunnu scivolare lentamente, si vedevano il Porto, l’antica Torre, i pescherecci, il chiano della Lanterna.
La vita laggiù fremeva, tutto il paese era ai miei piedi.
Ogni sera, quando stava per scurare, vedevo il Lampedusa stagliarsi all’orizzonte, si avvicinava spedito verso terraferma. <Sta trasennu! – pensavo tra me e me – anche stasira trasì, con ritardo>.
<Certu, certu stai sempre lì a talìare il mare, ma chi cci talìi ca è sempre u stissu> ripeteva mia madre.
No, il mare non è sempre lo stesso, cangia l’odore e cangiano i colori, sempre!
D’estate è verde che pare azzurro, d’inverno i cavalloni s’arrabbiano di biancoschiuma, il sole di giorno lo fa spallucente, la notte la luna si riflette d’argento. E quando è mansueto ti distende, ti scuote dentro quando è infuriato.
Ricordo quel complesso di case arrampicate in cima al costone, <u Bagliu> dove sono nato e cresciuto, quanti ricordi!
Mi ricordo le campane della chiesa sbattevano forte quando c’erano le funzioni religiose di patre Salemi. La chiesa di Santa Croce era piccola piccola e d’estate la domenica la porta si spalancava tutta, i fedeli si portavano la seggia da casa e seguivano la messa fora la porta.
Vivo lontano da molto tempo, non sono più tornato, mi dicono che quel Baglio antico rivive, è diventato un albergo. La mia famiglia se n’è andata al nord, ma le nostre anime sono ancora lì, tra quelle antiche mura.
Quel mare e i suoi colori sono sempre nei miei occhi.
E nel mio cuore.
di Anonimo Marinisi
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